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In Russia rari furono gli uomini di cultura che non pagarono col confino, l'esilio e anche il capestro l'aver scritto un epigramma impertinente o l'aver espresso ad alta voce la propria ansia di libertà. Tanto maggiore appariva la colpa quanto più grande era l'artista. Tale fu il destino anche di Puskin, esule per la maggior parte della sua vita artistica e che pur tuttavia nell'esilio seppe trovare motivo di ispirazione e di tensione intellettuale. Profondamente immerso nella vita culturale del suo tempo, Puskin costituisce un punto di riferimento importante per capire quel momento cruciale della storia intellettuale russa che vide la fine della grande illusione libertaria dei decabristi e, con il sopravanzare della reazione, l'evolversi verso il pensiero democratico. Lotman concentra la molteplicità degli eventi biografici entro una sorta di sistema attraverso il quale risulti trasparente l'unità di senso della vita di Puskin, della sua opera e della sua epoca.